MICHEL DESMARQUET

LA PROFEZIA DI THIAOOUBA

Rapimento Sul Nono Pianeta

 

PREFAZIONE

Ho scritto questo libro come risultato di ordini ricevuti e ai quali ho obbedito. È inoltre una descrizione degli eventi che capitarono a me personalmente; questo io lo affermo.
Immagino che, fino ad un certo punto, questa storia straordinaria apparirà ad alcuni lettori come fantascienza, una storia interamente inventata, ma io non possiedo l’immaginazione che una tale costruzione richiederebbe. Questa non è fantascienza.
Chi legge in buona fede, sarà in grado di riconoscere la verità nel messaggio che trasmetto dai miei nuovi amici alla gente del pianeta Terra.
Questo messaggio, nonostante i numerosi riferimenti a razze e religioni, non riflette alcun pregiudizio né razziale né religioso da parte dell’autore.
Michel Desmarquet,
Gennaio 1989
Hanno occhi ma non vedono,
orecchie ma non odono…
La Bibbia

THAO

Mi svegliai improvvisamente, non sapendo quanto tempo avessi dormito. Ero completamente sveglio, fresco e attento ma, buon dio, che ora poteva essere? Lina dormiva accanto a me, i suoi pugni chiusi, ma Lina dorme sempre…
Non avevo alcun desiderio di tornare a dormire e, inoltre, erano probabilmente già le cinque di mattina. Mi alzai, andai in cucina e controllai l’orologio. Era solo mezzanotte e mezzo ed era insolito per me svegliarmi a quell’ora.
Mi tolsi il pigiama e indossai pantaloni e camicia senza sapere il perché. Non so neanche spiegare perché andai al mio scrittoio, presi un foglio, una biro, e osservai me stesso scrivere, come se la mano avesse una mente propria.
“Mia cara, sarò assente per circa dieci giorni, Non serve assolutamente che ti preoccupi".
Lasciata la nota vicino al telefono, uscii e mi diressi verso a veranda. Camminando, evitai il tavolo sul quale la notte scorsa era rimasto il gioco degli scacchi, col re bianco ancora in scacco matto, e silenziosamente aprii la porta che conduce al giardino.
La notte sembrava essere soffusa di una strana luce, che non aveva niente a che fare con le stelle. Istintivamente provai a ricordare in che fase fosse attualmente la luna, pensando che stesse probabilmente crescendo. Qui, nel nord-est dell’Australia dove vivo, le notti sono generalmente molto chiare.
Scesi per le scale esterne e mi diressi verso le piante di pandano. Normalmente, a quest’ora, ci sarebbe dovuto essere un vero concerto di rane e grilli che con i loro stridii riempiono la notte di suoni. Ora invece c’era un silenzio pesante e mi chiesi perché.
Avevo fatto solo alcuni passi, quando improvvisamente i colori del filodendro cambiarono. Anche il muro della casa ed i pandani, tutto era inondato da una specie di luce bluastra. Il prato sembrava ondulare sotto i miei piedi e anche la terra sotto i pandani sembrava ondulare. Il filodendro era distorto ed il muro della casa assomigliava ad un lenzuolo che galleggiava nel vento.
Incominciando a credere di non sentirmi bene, decisi di rientrare in casa quando, in quel preciso momento, mi sentii sollevare gentilmente da terra. Salii prima lentamente sopra il filodendro e poi, più rapido, fino a vedere la casa diventare piccola, sempre più piccola sotto di me.
“Cosa sta accadendo?” esclamai in totale confusione.
“Va tutto bene adesso, Michel”
In quel momento credei di star sognando. Davanti a me, un essere umano di grandezza impressionante, vestito con una tuta e indossando un casco completamente trasparente mi stava guardando, amichevole e sorridente.
“No, non stai sognando” disse lei, rispondendo alla domanda che avevo in mente.
“Si, risposi, capita sempre così nel sogno e alla fine ti ritrovi che sei caduto dal letto e hai un bernoccolo sulla fronte!” Lei sorrise. “Inoltre, continuai, stai parlando con me in Francese, la mia lingua natale, e tuttavia siamo in Australia. Io parlo Inglese, lo sai!”
“Anch’io”, rispose.
“Dev’essere un sogno, uno di quei sogni stupidi, oltretutto. Altrimenti, cosa stai facendo sulla mia proprietà?”
“Non siamo sulla sua proprietà, ma sopra di essa.”
“Ah! È un incubo. Vedi, avevo ragione. Mi darò un pizzicotto!” Accompagnai le parole con l’azione. Ouch!
Sorrise di nuovo. “Sei soddisfatto, adesso, Michel?”
“Ma se non è un sogno, perché sono qui, seduto su questa roccia? Chi è quella gente laggiù, vestita alla moda del secolo scorso?”
Cominciavo a distinguere, in una luce lattea, gente che parlava, e a poca distanza, altri che si muovevano attorno.
“E tu, chi sei? Perché non sei di grandezza normale?”
“Io sono di grandezza normale, Michel. Nel mio pianeta siamo tutte così. Ma tutto a suo tempo, mio caro amico. Spero non ti dispiaccia se ti chiamo così? Se non siamo ancora amici, sono sicura che lo diventeremo presto".
Stava in piedi davanti a me, la sua faccia sorridente rifletteva intelligenza ed emanava bontà da tutto il suo essere. Non sarebbe stato possibile incontrare qualcuno con cui sentirmi più a mio agio.
“Naturalmente puoi chiamarmi come desideri. E tu come ti chiami?”
“Il mio nome è Thao, ma prima, vorrei che tu sappia, una volta per tutte, che questo non è un sogno. È veramente qualcosa di abbastanza diverso. Per alcuni motivi che ti saranno spiegati più tardi, sei stato scelto per intraprendere un viaggio che pochissimi Terrestri hanno fatto, specialmente in epoche recenti.
“In questo momento, io e te, ci troviamo in un universo che è parallelo a quello della Terra. Per consentirti di starci, lo stesso vale per noi, abbiamo usato una bolla d’aria.
“In questo istante, il tempo per te si è fermato, e tu potresti rimanere qui venti o cinquanta dei tuoi anni Terrestri e poi ritornare come se non fossi mai partito. Il tuo corpo fisico rimarrebbe assolutamente immutato.” ...

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